FastLetter - Una fonte buona dalla quale aggiornarsi
a cura di Giorgio Taverniti
N. 56 - 18 Settembre 2025
Di cosa parliamo
Sociologia della Ricerca su Internet
La complessità di oggi
La SEO
La cazzata della GEO
Ha senso ottimizzare per l’AI?
Il rischio di Google con l’AI Mode
Piccola Conclusione
I nostri eventi sull’AI
Saluti
Premessa: non so come affrontare questo argomento, forse il miglior modo è dire le cose dritte al punto senza giri di parole. Quando abbiamo iniziato a parlare di Digital Transformation c’era un mondo nuovo che spiegava al mondo vecchio come doveva cambiare tutto.
Ora che stiamo parlando di AI Transformation, vedo molte persone di quello che un tempo era il mondo nuovo non riuscire ad avere la stessa freschezza di un tempo.
Vedo un mondo lento o lo vedo al rallentatore.
Di solito, a portare avanti l’innovazione sono le persone nuove. Per questo nel forum gt incoraggiavamo le domande che venivano denigrate da altre parti, quelle dell’ultimo arrivato. Perché hanno un punto di vista che ti sposta dal tuo.
E ci siamo ritrovati al punto in cui l’innovazione viene portata avanti da:
l’ultima persona arrivata
la persona che è portata di natura verso l’innovazione, che ha una visione molto ampia, elastica. Aldilà della sua età, aldilà di quanto è stanca.
È molto probabile però, che il mondo del Digital, a furia di seguire le innovazioni si sia stancato prima.
Perché sinceramente non mi spiego la fatica al cambiamento che vedo nel settore. Mi spiego un po’ di più il livello culturale molto basso nel funzionamento base di Internet e del Marketing su Internet.
Ma vi giuro che la fatica al cambiamento di tutti i soggetti coinvolti in questa AI Transformation non l’ho mai percepita prima.
Mi permetto di darvi un consiglio: non siamo nemmeno sulla punta dell’hype dell’AI. A breve, il numero di richieste di attività e servizi in questo ambito da parte delle aziende salirà vertiginosamente.
Circondatevi di persone che vogliono cambiare ed evolvere.
Ma che lo desiderano davvero, non perché lo scrivono su LinkedIn.
SOCIOLOGIA DELLA RICERCA SU INTERNET
Negli ultimi 5-6 anni vi ho raccontato due mondi che stavano cambiando radicalmente:
il mondo della Ricerca (Google in particolare)
il mondo dei Social (YouTube e TikTok in particolare)
Nel mio penultimo libro “Google Liquido” ho chiuso con l’oramai conosciuto capitolo dal titolo "l’Internet Liquida".
Metto in fila alcune tesi che ho spinto più di altre per unire i puntini e dirvi cosa ne penso dell’AI nella Ricerca:
Google come ecosistema verso il suo interno, non più statico, ma liquido, con molte proprietà da più di 1 miliardo di utenti al mese
Google come ecosistema verso l’esterno, verso altri ecosistemi e il mondo social
Internet più aperta tramite API e interoperatività degli ecosistemi
Le nuove generazioni sui social più liquide, non statiche come le generazioni precedenti abituate a stare solo in un ambiente. Per loro l’ambiente è quasi indifferente
Le nuove generazioni che cercano nuovi stimoli creativi
Il frutto del Web 2.0 non è l’interattività, ma i Creator e la Creator Economy
Gli algoritmi dei Social non sono Topic Based, ma Audience Based e le Audience sono create in base alle azioni delle persone. Audience Liquide.
La parola Liquido torna spesso in questo, non a caso Zygmunt Bauman ha teorizzato, parlato, scritto e via dicendo sulla Società Liquida e Modernità Liquida.
Nel mio framework della Ricerca Umana unisco la Search e i Social in un unico mondo, la Ricerca intesa a livello più alto e non tramite una query.
E quando arrivo alla parte AI parlo di un Intento Risolutivo.
Quello che sta avvenendo in questi mesi è l’enorme unione di tutto questo. È come se tutti i mondi precedenti si stessero condensando verso uno nuovo. È l’esplosione di una supernova. L’AI non è una cosa nuova che si appiccica SOLO all’esistente.
Lo crea.
Così come spiegavo che non è più possibile distinguere cosa è social e cosa non lo è, non sarà più possibile distinguere cosa è una ricerca con l’AI e cosa no. Stiamo andando verso l’uso dell’AI in ogni cosa.
Ma non solo. Le nuove generazioni, e piano piano anche tutte le altre precedenti, stanno modificando pesantemente lo scenario. Le nuove generazioni che saltano da un social all’altro senza sentirsi appartenere a uno o all’altro, saltano da un sistema di ricerca a un altro. Saltano da Google a ChatGPT a TikTok.
Perché prima di tutto non c’è la tecnologia, c’è l’essere umano.
Le vecchie generazioni si stanno abituando, perché altrimenti si sentono fuori da questo mondo innovativo che loro stesse hanno creato o frequentato dal principio.
È l’Internet Liquida nella tecnologia e nel modo di viverla dell’essere umano. La tecnologia asseconda questa tensione umana.
Vi ricordate quando nel framework della ricerca umana vi dicevo che all’inizio c’erano le Directory, poi i Motori di Ricerca, poi Social Network, Social Media e infine mondo AI?
Ecco dicevo che più ci spostavamo verso il mondo di destra, verso l’AI, verso il futuro, più aziende erano in competizione per la fetta di torta. La frammentazione della leadership nella ricerca non è più solo riguardante le aziende.
Riguarda noi. Riguarda tutto quello che usiamo.
Mi sta venendo in mente, mentre sto effettuando il processo di revisione di questa edizione della FastLetter, che forse è il caso di realizzare dei video che spiegano i termini più imporanti, come un glossario ma più pratico. Potrei aprire la rubrica “Parole da portare con sé nel Futuro”. Su YouTube.
LA COMPLESSITÀ DI OGGI
In molte parti del nostro mondo fisico esistono luoghi assaltati dai turisti che votano i cibi locali. Così, in alto in classifica ti ritrovi i peggiori ristoranti del posto. Gente non competente che pensa di esserlo. Ecco, questo è LinkedIn.
La complessità di oggi non può essere risolta facilmente. In una edizione precedente spiegavo quanto si andrà anche verso la frammentazione della consulenza.
Tutti questi post su cosa fare e come agire sono assurdi per il semplice fatto che non sono applicabili se non al cliente di chi lo sta raccontando (che già va bene se è vero). Certo, è sempre avvenuto così. Dicevamo di non poter applicare le strategie SEO usate negli USA portandole in Italia: si tratta di un mercato diverso. Ecco quello che era vero a livello di nazione ora è vero non solo nei settori, ma nella natura dei progetti stessi.
Mi piacerebbe prendere i post di Linkedin dei vari personaggi in voga e smontali pezzo per pezzo, ma ho di meglio da fare.
Quelle elucubrazioni indossano un vestito nuovo. Sotto, però, la sostanza è sempre la stessa: trita e ritrita. La maggior parte dei post che sembrano innovativi, in realtà nascondono una mentalità lenta e di vecchio stampo. Non hanno sostanza, se non in piccolissimi casi.
Quello non è cambiare davvero. Quello è tentare di sopravvivere a un cambiamento, non cavalcarlo. Perché il cambiamento vero sta avvenendo a livello di processo, non di piccola cosa tecnica che si è scoperta.
Se prendiamo il mondo e-commerce e leggiamo alcuni dei consigli che appaiono innovativi, è molto probabile che risultino essere esercizi di stile proposti dall’ennessimo post ego-riferito, inapplicabili in molti casi e con uno spostamento del fatturato inesistente.
Applicare l’AI ad una piccola parte di un qualcosa non è il punto di arrivo. Bisogna riuscire a stravolgere completamente il processo dell’elaborazione delle informazioni in nostro possesso per scalare velocemente. Non solo per generare i tag title!
E poi alla fine scopri che il sito converte poco, ci si concentra solo sull’acquisizione nuovi clienti, non c’è un piano per il carrello abbandonato e via dicendo.
Internet è frammentata. La ricerca è frammentata. La consulenza è frammentata.
Ed è tutto così.
Un freelance SEO ha strategie diverse un’Agenzia. E problemi diversi.
Un e-commerce multibrand ha problemi differenti da uno monobrand.
Questa cosa, già in essere negli anni passati, sta esplodendo con l’AI. Perché?
Perché l’AI sta smontando i processi. Signore e Signori, l’AI ci porta in una direzione in cui le cose vanno fatte maledettamente bene, maledettamente personalizzate sui progetti. E rese scalabili su tutto l’ecosistema dei clienti.
Avete presente il Time To Market?
La locuzione inglese time to market (o TTM) indica il periodo di tempo che intercorre tra l'ideazione di un prodotto e la sua effettiva commercializzazione.
Da Wikipedia
Nel mondo e-commerce applicare l’AI alla SEO e al’ADV offre una serie di vantaggi molto concreti:
azzerare il Time to Market del prodotto da quando finisce nel catalogo a quando è disponibile con tutte le ottimizzazioni in tutte le lingue
scalare notevolmente
Pensate a un e-commerce di moda. Prima, per lanciare una nuova scarpa in 6 paesi, il processo (traduzioni, SEO, campagne ADV) richiedeva molti giorni. Oggi, con un processo ridisegnato tramite AI, lo stesso risultato si ottiene in poche ore, con un controllo umano finale. Questo non è un piccolo miglioramento, è un cambio di paradigma che libera risorse per un valore incalcolabile.
Per farlo, però, devi cambiare i processi e le persone: non ti basta "usare l’AI"! E questa cosa è in grado di spostare totalmente i budget e la strategia digitale.
I processi cambiano da realtà a realtà, da infrastruttura tecnologica a infrastruttura tecnologica. Una soluzione che va bene per un progetto, non va bene per l’altro.
E soprattutto: non è una cosa da poco.
E come sempre: ha a che fare con gli esseri umani.
Oggi è tutto molto più complesso, ci sono davvero troppi canali, troppe azioni che si possono fare. Leggo i vari post in giro e mi chiedo: ma questa cosa quanto sposta di fatturato?
Zero.
Quanto sposta di fatturato cambiare completamente il processo di produzione delle informazioni una volta che lo hai oliato bene?
Molto.
LA SEO
La SEO è sempre stata una scusa per fare le cose in un certo modo. Chi ha fatto sempre una buona divulgazione ogni santa novità che usciva ha sempre detto: beh, scusate, cosa diciamo da anni?
E sempre stato così.
Con l’arrivo dell’AI sto vedendo gente impazzire su piccoli dettagli tecnici che la SEO si è mangiata anni fa. Sembra di essere tornati indietro allo spam.
L’AI sta cambiando i processi e rendendo evidente tutto lo schifo prodotto negli anni passati da chi ha sfruttato la parola SEO per cercare scorciatoie.
I siti vanno fatti bene. Punto.
I contenuti vanno fatti bene. Punto.
L’AI porterà solo questo concetto ad un livello estremo. Anche perché, per quei siti dove il traffico si riduce, c’è l’estrema urgenza di fare in modo che convertano al massimo.
Pensate, ad esempio, agli Agenti AI dedicati alla browsing automation applicati in ambito e-commerce: certo che rimane il cruccio di come portare il traffico, ma diventa più urgente fare in modo che funzioni tutto bene.
La SEO questo fa da sempre.
Solo che siccome c’è un rumore pazzesco in giro di vari fuffaguru, una percentuale alta ha venduto la SEO come l’inserimento di chiavi e trucchi.
Ma guardate che è facile individuare un fuffaguru, perché è incompetente.
Se dice che la SEO è morta, vuole dire che non sa cosa sia la SEO e che se l’ha fatta, l’ha sempre fatta come spam. Chi dice che la SEO è morta e ora c’è la GEO è un fuffaguru incompetente.
Solo che si continua a dare visibilità perché si continua a interagire con quei post, anche solo per contrastarli. Dovreste semplicemente bloccarli nel vostro feed.
Fine.
Abbiate il coraggio di farlo.
LA CAZZATA DELLA GEO
La GEO non esiste. Qualsiasi altro acronimo non esiste. AIO, ASE.
Così come ho sostenuto che non esiste la SEO Copywriting.
Io ho proposto e sostengo ancora oggi il concetto di Search Ecosystem Optimization. Ma non sono ossessionato dai termini. Chiamatela come volete.
Se volete parlare di un contenuto che sia visibile dentro ChatGPT, per me sarà SEO per ChatGPT. Se volete parlare di un contenuto visibile dentro i motori di risposta con l’AI, sarà SEO per i motori di ricerca con l’AI. Così come se volete parlare di contenuto visibile su TikTok, c’è SEO per TikTok, non TEO.
Poi, l’acronimo è qui per restare, come tanti altri, i clienti lo chiederanno perché a cascata non ci capisce un tubo nessuno. E va bene.
Ma come acronimi non hanno senso.
Ha senso invece studiare quella che è l’ottimizzazione, anche se poi scoprirete che il risultato di questi studi è studiare dannatamente bene cosa cerca una persona e creare la migliore risorsa presente su Internet.
Fine.
Bisogno > Risorsa. Un’accoppiata difficilmente separabile aldilà della tecnologia usata.
La tecnologia usata sarà sempre basata su un input e un output. E l’input c’è anche quando è invisibile.
Se non volete credere a me, succede, credete a Danny Sullivan minuto 30:00.
Dice le stesse cose che ripeto da sempre, ma in inglese. So che è diverso :D
Ci sono cose tecniche diversa tra la SEO per Google classico (ma poi che diamine significa? Google con AI Mode e AI Overviews ha cambiato tutto) e la SEO per ChatGPT e simili?
Certo. Così come ci sono cose diverse tra Google e TikTok.
Ci sono infrastrutture completamente diverse che saranno radicalmente cambiate nei prossimi anni perché ad oggi si è raggiunto un punto di stallo. Le considerazioni di come funziona un sistema oggi non saranno così tra qualche anno.
Ad esempio, sono stati già messi in discussione gli embeddings.
Davvero qualcuno vi ha detto che è importante la meta description o le liste negli articoli e ora state rivedendo tutto per questo motivo? Ma siete scemi? :)
Cioè..non avete la description fatta bene?
Prima di approfondire davvero questa materia, si dovrebbero studiare un po’ i fondamentali per non farvi fregare. Studiare come funzionano i sistemi di RAG vi creerà una buona cultura. Google, nella sua documentazione, ha una pagina dedicata ai "search and RAG agents", in cui parla di "typical search and retrieval flow". Vi consiglio di leggerla, perché ci sono concetti molto utili e interessanti da approfondire.
Ad oggi una cosa interessante per migliorare la visibilità dei contenuti è studiare è cosa significa davvero Ottimizzazione, cosa significa davvero Pertinenza, cosa significa Contenuti Pertinenti e cosa significa Rilevanza Contestuale.
Ci sono algoritmi che ci aiutano nell’ottimizzare queste cose. Questo, ad esempio, è un sistema che si basa proprio sul concetto di Rilevanza Contestuale per andare ad analizzare le AI Overview e proporre delle risposte (indovinate!?) più rilevanti rispetto a quelle dei competitor:
Si tratta di un tool che abbiamo sviluppato internamente, con il team R&D, e che presto farà parte della nostra piattaforma interna di AI.
Ma la verità verrà fuori, un giorno.
Ed è questa: gli algoritmi dei Social, che si basano sulle Audience Liquide, funzionano tutti allo stesso modo come ragionamento generale. Con varie robe tecniche, piccole, diverse, ma tutti usano gli stessi principi. Calcolare quando un contenuto attira l’attenzione, calcolare quando ci rimaniamo incollati, calcolare se siamo soddisfatti.
Capire questo significa studiare profondamente i contenuti che produciamo sui social.
Sulla SEO in ogni luogo sarà la stessa cosa. Ci saranno dei principi generali uguali per tutti e poi tecnicismi da sistemare per ognuno.
Capire questo significa studiare profondamente i contenuti che produciamo su INTERNET.
Mentre l’approccio di oggi è verticalizzare l’ottimizzazione, io continuo a insegnare una filosofia diversa: ottimizzare alla base. Affrontare la complessità nei siti di proprietà facendo le cose fatte bene all’inizio.
Da lì distribuisco.
Si chiama, e io la chiamo, Discoverability. Argomento sul quale concentrerò gli sforzi divulgativi dei prossimi anni.
Ma cosa significa in pratica? La mia filosofia si basa su 3 pilastri fondamentali:
COSTRUIRE UN NUCLEO SOLIDO: Il punto di partenza è sempre il sito di proprietà. Deve essere impeccabile dal punto di vista tecnico, con dati strutturati e, soprattutto, contenere risorse di valore che rispondano a un bisogno reale.
OTTIMIZZARE ALLA BASE, NON IN PERIFERIA: I principi di pertinenza, rilevanza e qualità non vanno "appiccicati" dopo per compiacere un algoritmo. Devono nascere dal cuore del business e informare la creazione di ogni contenuto fin dall'inizio.
DISTRIBUIRE FLUIDAMENTE: Solo quando il nucleo è forte, il suo valore viene distribuito sui vari canali (Google, ChatGPT, TikTok, ecc.), adattando il formato alla piattaforma ma mantenendo intatta la sostanza e la qualità del messaggio.
È un processo al contrario per affrontare l’Internet Liquida.
Dalle categorie di un e-commerce dovrebbe partire già tutto il necessario per affrontare l’enorme bisogno di informazioni che le persone hanno sui prodotti.
Ma voi state lì a rimettere le meta description o a rimettere le liste.
Questa è incompetenza: le cose si fanno perché servono. Se togliete e rimettere una cosa perché un giorno c’è Google, un giorno c’è qualcosa di diverso, vuol dire che non avete compreso le basi. E questa è incompetenza. Non c’è un altra parola.
O addirittura c’è chi porta la differenza di GEO e SEO dicendo la prima è un lavoro più sulla reputazione, citazioni e brand. A parte che la SEO lo tratta da sempre e lavora con i reparti che lo sanno fare, non è una competenza che rientra in quel budget.
Figuriamoci se se ne può occupare la GEO.
MA QUANTE CAZZATE.
Puro esercizio di stile: una grande arrampicata sugli specchi, inutile e autoreferenziale.
Mentre c’è da cambiare tutta la macchina di Formula 1 per affrontare questa rivoluzione, in giro ci sono persone che dicono che è fondamentale cambiare il colore delle gomme: da nere a gialle.
Buona GEO.
HA SENSO OTTIMIZZARE PER L’AI?
Il problema: ottimizzare per i fantasmi
E qui veniamo al punto centrale.
Che diamine significa ottimizzare per l’AI? UN TUBO, per come viene affrontata oggi. Prima di ogni cosa molti ottimizzano per richieste fantasma. Ghost Prompt o Ghost Query. Ovvero non esistono. Se li inventano. Fanno finta che un utente faccia un prompt.
E vabbè, bypassiamo questo aspetto.
Il Processo corretto: partire da ciò che si ha
Ottimizzare per l’AI significa capire cosa vuole una persona. Ma nessuno lo sa davvero. Lo si interpreta. Ripeto però: NON LO SAPPIAMO. Stanno uscendo delle ricerche come quella di OpenAI ad esempio o quelle sulle chat pubbliche o qualcosa di Perplexity. Ma è troppo poco.
Detto questo ci sono aspetti di ottimizzazione fattibili, noi in Consulting ne facciamo un po’. Ma tutte queste ottimizzazioni partono da un processo che:
analizza la situazione dei dati attuali in possesso del cliente
controlla quali sono strutturati
parte un processo di ottimizzazione del dato
il dato viene processato per essere migliorato
poi si ottimizza
L'Ostacolo Reale: Le Basi Mancanti dell'E-commerce
Ma la questione è ancora a monte.
Qual è il modello di business del cliente? È un e-commerce di brand? La strategia di ottimizzazione è diversa, passa dal feed e dalle informazioni strutturate su tutto il sito. Passa dall’abilitare la vendita.
Siamo nel 2025 e ad oggi, le grandi piattaforme e-commerce, come Shopify, Magento o Hybris di SAP, non offrono la possibilità di indicizzare i filtri delle categoria a scelta. Mal che vada, qualche agenzia crea degli accrocchi. OGGI NEL 2025. Le aziende approcciano il loro catalogo con pochissime informazioni per scheda prodotto, le categorie hanno il minimo indispensabile. Siamo alle basi, eh! Potrei continuare con una lista importante di cose da fare.
La verità è una: la profondità di lettura delle informazioni è bassa per la maggior parte degli e-commerce. Se non si passa da qui per abilitare le vendite puoi implementare ciò che vuoi: funzionicchia nella migliore delle ipotesi.
E se il vostro cliente invece produce contenuti? Qual è il modello di business? Forse abbiamo un problema. La maggior parte delle domande poste dalle persone ai sistemi di AI non necessitano approfondimenti, nemmeno quelle semplici di AI Overviews: le persone sono soddisfatte dalla lettura. Riesci a produrre qualcosa che valga veramente la pena di essere letto oggi che l’asticella si è alzata?
La Vera Consulenza: Le Domande che Contano
Quindi… che obiettivo ci poniamo? Quale interfaccia stiamo mirando? AI Overviews? ChatGPT? I sistemi che intercettano i feed? La vera consulenza strategica che integra l’AI e la visibilità parte da qui:
Qual è il modello di business?
Su quali piattaforme vogliamo essere presenti?
Quali obiettivi nelle specifiche piattaforme?
Di quali informazioni abbiamo bisogno?
In che modo organizziamo queste informazioni?
Come queste informazioni vengono distribuite?
Come diamine si traccia questa nuova Internet?
Siamo sicuri che oggi il problema sia il traffico di AI Overviews? Siamo sicuri che il problema sia apparire su ChatGPT?
Domande sbagliate portano a risposte ed azioni sbagliate.
Rispondere a quelle domande invece non è altro che l'applicazione pratica della filosofia della Discoverability. Si parte da un nucleo informativo solido per poi distribuirlo con intelligenza. E tracciare tutta questa complessità di touchpoint che porta ad una grande frammentazione: non è facile, è un punto centrale (altro che GEO) e se ne sta parlando troppo poco.
È questo il focus, non la rincorsa all'ultima tattica.
A me sembra che si stia perdendo proprio il focus del lavoro.
Date uno sguardo all’enorme lavoro di Marco Loguercio “Omnichannel Search in Italy” aggiornato ad oggi, 2025. Ho avuto il piacere di vederlo in anteprima mentre avevo appena terminato di scrivere questa edizione.
I dati confermano molte delle cose che teorizzo da anni: siamo nel pieno dell’Internet Liquida.
IL RISCHIO DI GOOGLE CON L’AI MODE
Non ho trattato, finora, tutti gli aspetti negativi di questi cambiamenti. Il motivo è semplice: i miei sono flussi di pensiero, e in questa edizione il "trip" era orientato a costruire una visione di futuro per il nostro mondo. Io sono solito dedicare un singolo contenuto a qualcosa che mi muove in quel momento. Gli aspetti negativi sono proprio in un’altra direzione.
Vorrei però fare un accenno al rischio più grande di un certo settore, visto che ho parlato di modelli di business editoriali. È evidente che l'intelligenza artificiale sta cambiando la monetizzazione dei contenuti che produciamo su Internet.
Ne ho parlato varie volte, segnalando anche persone o iniziative per trovare un sistema diverso.
Ad esempio l’intervento del prof. Sergio Barile che all’AI Festival parla de “La redistribuzione della ricchezza nell'era dell'intelligenza artificiale. Quale futuro?” e poi lo rilancia al WMF con approfondimento sul lavoro. Oppure le attività di Cloudflare che tenta un sistema di Pay per Crawl da far pagare ai bot di AI.
È uno dei temi trasversali di questa Fastletter, ripresi con più forza nelle ultime edizioni Il Collasso di Internet e poi Internet è morta, Viva Internet.
La sensazione però è quella da più di 15 anni: le grandi aziende approfittano delle praterie di vuoto per saccheggiare il saccheggiabile e poi si vedrà.
È accaduto sempre, in ogni settore. Sfruttando i vuoti legislativi, si spingono sempre oltre. Non fate finta di non ricordare quanti contenuti non legali c’erano prima sulle piattaforme video (e quanti ne troviamo ancora oggi).
Lamentarsi non serve a niente. Dopo quasi 25 anni di esperienza su Internet mi piace concentrarmi su cose che possono davvero aiutare gli altri.
PICCOLA CONCLUSIONE
Ho iniziato questa lunga riflessione parlando di stanchezza. La fatica di un settore che, a furia di inseguire l'innovazione, sembra aver perso l'energia per affrontare quella più grande di tutte.
Ho attraversato l'Internet Liquida, la fuffa della consulenza superficiale e la necessità di tornare ai fondamentali con una filosofia come la Discoverability.
E ora, alla fine, mi sembra chiaro che la sfida si combatte su due fronti.
Il primo è interno a noi, alle aziende. È la lotta contro la nostra stessa inerzia, contro l'incompetenza mascherata da slogan e contro la tentazione di cercare scorciatoie dove serve solo un lavoro profondo e onesto.
Il secondo fronte è esterno. È la consapevolezza che il nostro lavoro, anche se fatto in modo impeccabile, si svolge in un ecosistema il cui valore rischia di essere stravolto o saccheggiato, come abbiamo appena visto.
La vera AI Transformation, quindi, non consiste nell'adottare un nuovo tool.
È una scelta.
La scelta di non essere stanchi. La scelta di combattere la complessità con la profondità. E la scelta di difendere il valore del nostro lavoro, sia dentro i nostri processi che fuori, nell'arena del mercato.
Abbiamo fatto una lunga maratona in questi anni pensando che l’arrivo fosse la fine dei nostri sforzi. E invece abbiamo scoperto che ora ci aspetta la traversata a nuoto dell’Oceano Pacifico, la scalata dell’Everest e il Giro d’Italia.
La sfida è appena iniziata.
I NOSTRI EVENTI SULL’AI
Ci sono 3 eventi che vi consiglio
Advanced SEO Tool quest’anno propone un format totalmente nuovo e in linea con tutte le sperimentazoni che un intero paese sta effettuando su AI e SEO. Non a caso è in soldout: https://www.advancedseotool.it/. Un consiglio: essendo che la direzione dell’evento è questa o si ci accontenta delle videoregistrazioni o si prende il biglietto subito appena esce.
SMC: https://www.searchmarketingconnect.it/ ci sono grandi novità. Si torna al vecchio format del Convegno GT, una sola sala, due giorni. Sarà concentrato su SEO e AI. Sarà pazzesco, ve lo assicuro. D’altra parte pensate che è l’evento in attività più longevo d’Europa (e lo abbiamo noi in Italia!) ed è il secondo al mondo dopo il PubCon! E c’è una grossa, grande, incredibile novità: a breve ci sarà un…ah, non posso ancora dirlo. Vabbè, vi aggiorno!
L’Accademia di Search On ha pubblicato il nuovo calendario: è proprio un anno accademico totalmente nuovo! Ci sono tante novità, legate all’AI, dove affronteremo tutti i temi che stiamo trattando qui con il Seminario SEO for AI, ma poi abbiamo AI per l’Editoria, SuperTech AI e una vera e propria chicca: l’unico Seminario di due giorni, con me, La SEO nel Mondo dell’AI. Questo lo consiglio specialmente ad Aziende e Team Digital che si devono aggiornare, è in pratica un corso completo sul mondo di oggi.
SALUTI
La FastLetter fa parte di un network di newsletter di qualità. Scoprile tutte su newsletterati.com ↗ Sono belle, utili e interessanti.
Se ti piace questo progetto puoi fare 3 cose:
raggiungermi nel gruppo Telegram
abbonarti per sostenermi
oppure sostenermi con un link speciale per te che offre dei premi
Oppure, semplicemente, ricordami. Se non ti ho fatto perdere tempo, se sono stato utile, ricordalo. La prossima volta che vedrai il nome nell’email sappi che troverai sempre qualcosa di utile.










