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Che senso ha Ottimizzare per l'Intelligenza Artificiale?
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Che senso ha Ottimizzare per l'Intelligenza Artificiale?

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FastLetter - Una fonte buona dalla quale aggiornarsi
a cura di Giorgio Taverniti
N. 47 - 8 Ottobre 2024

Di cosa parliamo

  • Google è in calo?

  • L’effetto dell’AI

  • Ma posso ottimizzare per l’AI?

  • Attenzione all’ispirazionale

  • Ottimizzare con l’AI invece è un’altra roba

  • Saluti

Premessa

Finalmente ci siamo! Il 10 ottobre, tra due giorni, si terrà l’edizione SEO Content & AI de La Settimana della Formazione. Terrò io i due eventi della giornata, alle ore 11:00 e alle ore 15:00. Sono online e gratuiti, eventi eccezionali: quando ci accorgiamo che c’è qualcosa di veramente importante da divulgare, lo facciamo così.

Inoltre, per l’Accademia, abbiamo creato un programma speciale per la Peak Season:

Sono due Seminari Verticali e Avanzati per l’ADV sull’E-commerce: Il primo dedicato a Google Ads e il secondo al Social ADV. Sono acquistabili anche singolarmente.

La formazione dell’Accademia si distingue da tutto il resto perché si rivolge a persone già esperte, viene tenuta da consulenti che fanno questo mestiere da più di 10 anni e il format è molto pratico. Si unisce a tutto questo il vantaggio di essere direttamente con i Mentori, di persona, in presenza, con un numero limitato di partecipanti.

E a proposito di eventi in presenza, abbiamo il 30 Ottobre a Milano l’Advanced SEO Tool: guardate il programma, è molto interessante, ci sono 200 anni di seniority. La Community SEO più tecnica d'Italia si riunisce per la Spacca Google Edition!

Poi, l’11-12 dicembre a Bologna, il Search Marketing Connect.


GOOGLE È IN CALO?

È la domanda dell’anno. Google sta calando? La risposta breve è: no.

Prendendo i dati Semrush e tornando indietro con Wayback Machine abbiamo la pagina di riferimento (Similarweb non mi dava questa possibilità):

  1. Google.com
    Marzo 2024: 164,57 miliardi
    Luglio 2024: 131,19 miliardi

  2. Google.com
    Marzo 2023: 112,94 miliardi
    Luglio 2023: 95,54 miliardi

Il 2024 è stato un anno in crescita per il dominio Google.com. Ma anche il .it ha seguito questa tendenza:

  1. Google.it
    Agosto 2024: 232,57 milioni
    Aprile 2023: 150,05 milioni

Ho provato a prendere altri strumenti, altri dati, altri mesi. In nessuna statistica vedo un calo anno su anno del traffico di Google.com o di Google.it.

Allora la domanda potrebbe essere: ma è in calo come share del “motore di ricerca”?

Le voci erano nate perché c’era una flessione su StatCounter a fine giugno, ma commentai sui social dicendo di aspettare, che i dati di questi sistemi si aggiornano. E in effetti abbiamo una risposta: non passeremo a Bing.

Infatti il sito in questione mostra questi dati:

  1. Worldwide:
    Settembre 2023: Google 91,58%
    Settembre 2024: Google 90,00%

  2. Italia:
    Settembre 2023: Google 94,64%
    Settembre 2024: Google 93,44%

Negli ultimi mesi, Google in Italia è di nuovo in crescita. Se ci fosse un drastico calo lo avremmo visto come una discesa continua, ma non c’è. Possiamo argomentare che anche l’1% è tanto, ma parliamo di share altissimi che salgono e scendono; è sostanzialmente stabile.

Anche andando a prendere i dati di Cloudflare e le loro statistiche e ricerche sullo share dei motori di ricerca ballano 2-3 punti percentuali in due anni che però salgono e scendono. E quando scende Google non sale Bing, ma Baidu e, in misura minore, prima Yandex e poi Bing (parliamo di 0.5 punti).

Ma di che cosa stiamo parlando? Per ora…del nulla cosmico.

La cosa interessante è un’altra. Ancora, INCREDIBILMENTE, l’hanno focalizzata in pochi ed è lì che si giocherà la battaglia. E purtroppo mi dispiace dirla per quanto è banale: GUARDATE IL TRAFFICO MOBILE.

Lo share Mobile di Google non ha nemmeno un minimo calo: è stabile al 94% mondiale e 98% italiano.

Non c’è un vero dato significativo, prendendo in esame Europa, Mondo, USA e Italia di un calo di Google che mostri una tendenza, c’è un sali e scendi. Così come Bing, quelle variazioni percentuali in salita le sta perdendo.

La verità è che un calo importante per Google non avverrà per l’uso dell’AI, ma solo se si interviene a livello politico e gli si impedisce di essere il motore di ricerca di default di Apple su iPhone. Lo share di Android è elevatissimo, così come lo share di Google Chrome.

Con una considerazione importante: vi siete occupati del calo di Google, ma quello dell’uso di iOS a livello mondiale ha un punto in più. Non è che l’iPhone non abbia delle crepe, anzi, bisogna vedere se questo iPhone 16 riuscirà a mantenere questi dati.

È dura da ammettere: non riusciamo ad essere obiettivi. C’è una fascia di persone che appena può attacca Google. Mi ricordano quasi le tifoserie di calcio.

Un dato da aggiungere a tutto questo è quello economico, anche questo in forte aumento (dati completi qui).

Ho aggiunto questa e altre informazioni su suggerimento di Marco Quadrella, visto l’argomento molto complesso avevo bisogno di più occhi (ne approfitto per ringraziare anche Alessio Pomaro per le sue considerazioni).

Ora c’è un’altra considerazione da fare. Google non è un motore di ricerca da molto tempo, la maggior parte degli “Esperti di AI” ha messo Google vs ChatGPT andando a fare l’assunto di “Motore di ricerca” vs “Assistente”.

Quindi, prima di tutto, i motori di ricerca sono morti anni fa e si sono evoluti. Queste persone stanno descrivendo i motori di ricerca del 2011. Lo vedete nei loro video, parlano di keyword, non conoscono le evoluzioni!

L’evoluzione ha consentito a Google, infatti, di inserire l’AI nella ricerca e di creare un ibrido. E c’è una grande, anzi enorme, differenza:

Gli LLM esprimono il massimo potenziale nell'elaborazione di un contesto controllato, i Motori di Ricerca con AI usano il contesto dei contenuti online indicizzati ed estratti dal motore e lo usano per dare delle risposte.

È una delle considerazioni che fa sempre Alessio Pomaro e che mi pare urgente da comprendere.

Consiglio a chi si occupa di AI di dedicare più tempo all’approfondimento degli altri mondi e di respirare profondamente quando si tratta di creare contenuti social. Purtroppo il settore dell’AI, essendo una rivoluzione epocale al pari dell’elettricità, si trascina tutto quel linguaggio sensazionalistico che molte volte non è necessario. Non è possibile che ogni nuova news sia una rivoluzione di quella precedente perché altrimenti non si capisce nemmeno il termine rivoluzione. E non è possibile che gli strumenti attuali vengano spazzati via, anche perché gli strumenti attuali la integrano!

Bisogna davvero fare attenzione.

Veniamo però ad un altro punto: ma la Ricerca con AI, gli assistenti, le chat pure…che effetto produrranno? Perché è questa la cosa interessante.


L’EFFETTO DELL’AI

Ad oggi stiamo osservando un mondo in cambiamento veloce. Quello che non riusciamo a vedere è l’uso che ne faranno le nuove generazioni. Se è vero che per il momento non c’è un grosso sconvolgimento nel mondo della Ricerca nonostante siano passati quasi 2 anni dal lancio di ChatGPT, c’è da dire che non è più possibile immaginare un mondo senza AI.

Così come non è possibile togliere a una persona molto giovane YouTube, i racconti delle persone che hanno figli sono gli stessi: non gli si toglie un sistema di AI.

Gli effetti di tutto questo sono per me imprevedibili.

Come sapete, rifletto su questi argomenti da sempre, seguendo da 20 anni il mondo della ricerca, e ho proposto un framework che ha circa un anno di vita.

Lascio ancora un attimo decantare questo framework perché sto riflettendo molto sui termini da usare, ma sono in scia del Google Liquido, dell’Internet Liquida e dell’Audience. Di parole come Search inteso come Ricerca Umana.

Questo framework descrive correttamente l’Internet di oggi che per me è un’Internet Liquida, proprio dal nome dell’ultimo capitolo del libro. Martino Mosna nei commenti mi ha dato vari spunti sui quali riflettere.

Sto riflettendo molto con colleghi e colleghe in questi mesi, anche offline, e proprio qualche giorno fa ne ho riparlato con Ivano Di Biasi, che ho incontrato all’Ecommerce Hub. In pratica, abbiamo fatto dei ragionamenti simili su quello che sta accadendo e sull’uso dell’AI, con due presentazioni simili nella sostanza. Saremmo potuti intervenire uno dopo l’altro tranquillamente.

Concetti che troverete il 10 ottobre a La Settimana della Formazione e sui quali sto preparando dei video sul canale YouTube, abbastanza lunghi, dedicati proprio all’e-commerce, alla SEO e all’AI.

Con Ivano, dopo il video che ho fatto sul canale, abbiamo mantenuto un dialogo aperto, tanto che il libro che ha scritto SEO for AI l’ho letto proprio come se stessimo chiacchierando. E secondo me è così che va letto: un libro valido, scritto di getto in poche ore. Un flusso di coscienza che cristallizza il suo pensiero in quel momento.

Infatti l’ho invitato a parlare ai nostri eventi: AST ed SMC e lui verrà.

Il libro pone anche domande molto interessanti:

«Ci sarà ancora bisogno dei motori di ricerca tradizionali? Come cambierà il nostro modo di cercare informazioni? La fase di ricerca verrà completamente mediata da un assistente perfettamente a conoscenza delle nostre preferenze? I siti web diventeranno sempre più delle API a disposizione di agenti basati sull’AI?»

La mia risposta la conoscete già dall’anno scorso: passeremo dai motori di ricerca agli assistenti di ricerca. Per un questione di interfaccia, non per forza di luogo. Lo sapete, ad esempio, cosa ha fatto Brave? Bene, leggete qui. I luoghi che stiamo usando attualmente…resteranno!

Google è ancora lì infatti. E quando lo usiamo e c’è la ricerca con AI attiva cosa è? Purtroppo il nostro cervello fa fatica a fare tre cose:

  • comprendere che non è Google contro ChatGPT e che non è motore di ricerca tradizionale contro cosa nuova, perché Google è già cambiato.

  • Comprendere che non è che useremo un sistema o un altro, ma li useremo insieme.

  • Staccarsi dai concetti SEO e portare nel nuovo mondo cose nuove (lo vediamo a breve).

La domanda che mi viene in testa è:

Ma ha senso Ottimizzare per l’AI?

Per me, i concetti tecnici espressi da Ivano nel suo libro vanno bene a prescindere: sono di buon senso, di ottimizzazione pura. Sono da conoscere, da ragionarci, da discutere e poi da farsi la propria idea.

La SEO è una materia dove le idee degli altri vanno bene solo se fatte proprie. Ognuno ha le sue ed è buon segno.

Se chiediamo a 10 SEO una cosa strategica, potremmo avere 10 risposte diverse. Questo è quello che ci rende umani e forse è anche quello che l’AI non ha.

Non avere la risposta sicura è ciò che tiene viva la nostra domanda. Dare una risposta per scontata o non farsi la domanda è un po’ morire.

(Scusate, mi sono spinto troppo oltre, ma d’altra parte… Search On… continua a cercare).

Torniamo all’Ottimizzazione pura.

Banalizziamo tutto: bisogna scrivere cose semplici organizzate bene.

LA VERA DOMANDA È: MA È VERA STA COSA?

No. Per molti motivi. Cioè, attenzione, lo ripeto: l’organizzazione delle informazioni proposte da Ivano va bene a prescindere.

Ma non è vero, per me, per tre motivi.

1. I sistemi ibridi di AI seguono l’evoluzione di Google che Ivano sta mettendo in rilievo molto bene. Lui sostiene che c’è uno share che un sito autorevole prende a prescindere (lo semplifico). Quindi l’autorevolezza è il fattore predominante. Ed ecco qui la questione: gli ibridi mostrano i siti autorevoli.

2. I sistemi ibridi riescono a comprendere molto bene l’informazione anche senza la formattazione. Certo, nella fase di training hanno bisogno di dati strutturati, ecco perché Wikipedia era una fonte preferita. Ma nel capire cosa c’è in un sito non ne hanno più bisogno per un sito specifico.

3. Ma quale traffico? Il problema è che ci stiamo ponendo una domanda molto sbagliata. Proprio perché veniamo da questo mondo non vediamo il mondo nuovo. Eppure, come SEO, dovremmo avere il vaccino a questa cosa.

Perché? Ve lo spiego subito. La ricordate l’analisi fatta da SEOZoom con Search On Consulting? Quella che metteva in evidenza le percentuali di intenti sul milione di chiavi più cercare in Italia?

L’80% è informazionale. Si diceva: ma con un e-commerce solo categorie e prodotti dove vuoi andare? Puoi prendere solo una piccola percentuale di traffico, sempre in diminuzione.

Purtroppo poi c’erano anche le classiche analisi da Zero Click da Google che non mettevano in risalto il cambiamento umano. Non c’era meno traffico da Google se lo consideravi un ecosistema e producevi risorse diverse ne facevi di più.

Vedi YouTube. Vedi Discover.

Infatti, se prendo il traffico dei siti che sono andati in questa direzione, IL TRAFFICO DALL’ECOSISTEMA GOOGLE È AUMENTATO.

Inoltre, non vorrei andare troppo nel tecnico, ma non solo queste analisi non tracciavano tutti i vari clic, ma non spiegavano del Viaggio dell’utente intorno alla SESSIONE di Ricerca.

E le sessioni portano l’utente a fare 10 ricerche e 1 clic, rispetto al passato dove si facevano 10 ricerche e 30 clic perché si cliccava molto di più.

In tutto questo, torna la domanda: ma quale traffico dai sistemi di AI?

Perché questa nuova era della Ricerca Umana porta un intento Risolutivo. Questo produce in percentuale ancora meno clic (e molte risposte non hanno nemmeno URL).

Esatto, non tutti i prompt (non query) hanno dentro un URL, perché la persona è alla ricerca di una soluzione. E molte volte questa non la si trova sul sito. Di cosa parliamo? Del 2% dei prompt?

Ma arriviamo al punto doloroso. Nella mappa in alto delle Ricerche, la Search Journey Maps, c’è la Ricerca Risolutiva.

La questione seria è questa: sono Ricerche che non abbiamo mai fatto prima. Ma davvero state pensando di poter ottimizzare un contenuto che già avete e fare in modo che, spostando qualche paragrafo, riscrivendo meglio qualcosa, inserendo quella parolina, questa sia l’ottimizzazione per l’AI?

Perché, comunque, questa non è nemmeno l’Ottimizzazione per i Motori di Ricerca.

Giusto per fare un refresh di memoria, l’Ottimizzazione mette al centro i contenuti pertinenti. Non i testi: chi se lo ricorda…cornice e quadro. Le parole sono la cornice, il quadro sono i contenuti pertinenti.

La questione è semplice: se vogliamo comparire per queste nuove ricerche, dobbiamo creare Risorse che rispondano esattamente ai nuovi bisogni, ricchi delle informazioni giuste, con una Autorevolezza molto alta nel settore. Ad oggi siamo ancora fermi a cercare le parole più digitate su Google, figuriamoci quante persone si mettono a cercare i bisogni reali.

Possiamo farlo, ma bisogna cambiare processo e mentalità. Lo vediamo a breve.

E poi c’è un’altra questione. Guardate che ancora non siamo pronti, le integrazioni richiedono molto tempo. Lo vediamo qui nelle considerazioni su SearchGPT (che non vedo l’ora di usarlo) ed è ovvio che questi sistemi (da GPT a Gemini) siano migliori in alcune cose rispetto a un motore di ricerca, ma non sono solo quelli i compiti di un “motore di ricerca”.


MA POSSO OTTIMIZZARE PER L’AI?

Sì.

Così come con la SEO classica ho insegnato a guardare l’ottimizzazione come il processo che ci porta a scoprire i bisogni degli utenti e a produrre in pagina i contenuti pertinenti per creare la migliore risorsa presente su Internet, qui è la stessa cosa.

La faccio semplice: la pagina deve contenere l’informazione giusta.

La persona cerca una soluzione. Ho bisogno di un paio di scarpe comode perché dovrò camminare per 20 giorni di fila circa 30.000 passi al giorno. È probabile che io incontri la pioggia.

Se in pagina non avete questa informazione, che riguarda la soluzione, che cosa cavolo ottimizzate?

Come diceva Marco Quadrella?

Le persone cercheranno più soluzioni che brand…e forse il vostro sito deve iniziare a presentare i vostri prodotti/servizi come soluzioni; deve avere pagine pensate per orientare il cliente alla soluzione...oltre che a presentare il brand. 

E inoltre: come fate a diventare la fonte del settore per fare in modo che scelgano voi?

Agire strategicamente su autorevolezza (quindi brand) e risorse è qualcosa di altamente complesso. Non si tratta di fare contenuti AI-friendly. Questa sarà una moda di questi mesi/anni e poi rimarrà nel nostro settore come un mito, senza che nessuno riuscirà a spazzare via l’ennesima cazzata di cui chi fa SEO si sentirà addossarne le colpe.

Insomma, Internet è stato inondato da contenuti monnezza da 300 parole o lunghissimi senza dire nulla perché si è iniziato a parlare di SEO in questo modo, cosa potrà mai andare storto con questa cavolata dell’Ottimizzazione per l’AI trattata in questo modo dai tanti articoli e video che stanno uscendo?

COSA POTRÀ MAI ANDARE STORTO?

Qui si tratta di capire come strutturare le informazioni in nostro possesso e organizzarle nel modo migliore possibile, andando a studiare a fondo tutto ciò di cui la nostra audience ha bisogno.

L’errore avviene perché partiamo proprio da presupposti SEO vicini allo SPAM. Ma facciamo le cose fatte bene.

Abbiamo bisogno di costruire insieme dei nuovi modi di classificare queste attività per riuscire a comprendere correttamente questo mondo, capire bene i numeri, studiare cosa fare.

Fate caso al mondo e-commerce e all’uso che ne stiamo facendo. Chi usa questi sistemi fa un prompt per cercare la soluzione, il sistema risponde con una serie di prodotti, si prendono i prodotti e si fa copia e incolla sul nostro e-commerce preferito, che molte volte è Amazon… o Google Shopping!

Ciao ciao Messy Middle.

Lo salto direttamente.

Rivedere la SEO per l'avvento dell'Intelligenza Artificiale è INUTILE se:

  1. Non si cambia il processo di creazione di contenuti (risorse).

  2. Non si cambia il processo delle informazioni in nostro possesso (e non in nostro possesso) che poi devono essere pubblicate.

  3. Non si cambia il processo di raccolta ed elaborazione dei dati.

Tutto quello che la SEO ci suggerisce di fare non è fattibile se i processi rimangono quelli attuali. E se i gestionali rimangono quelli attuali.

Ad oggi, quelle poche ricerche che potremmo intercettare non riusciamo a farlo perché non ci sono le informazioni sui siti.

Bisogna che cambiamo totalmente il processo che riguarda dati, informazioni, contenuti.

Non esiste l’ottimizzazione dei contenuti lato SEO per l’AI, perché prima di ogni cosa parliamo di contenuti e informazioni che fino ad ora sui siti non ci sono.

Esiste, quindi, la creazione di contenuti e informazioni per l’AI.


ATTENZIONE ALL’ISPIRAZIONALE

C’è uno spiraglio di speranza che riguarda audience, ispirazione, brand e…

Cosa accade se diventate il prossimo Aranzulla informazionale del vostro settore? Ovvero, se il vostro e-commerce è così pieno di informazioni, fatte bene, che rispondono ai bisogni, con addirittura il proprio chatbot, personalizzato e facile?

Che le persone inizieranno ad usarlo, così come è stato per tanti portali come Tripadvisor, Booking, Zalando, per altri motivi.

Nel mondo degli intenti descritti prima c’è quello ispirazionale, fatto da YouTube, TikTok, Discover, Maps, Instagram e Pinterest.

Ci sono dei prodotti che, se vanno virali su TikTok, non li trovate più in negozio, in tutti i negozi d’Italia, entro qualche giorno.

Perché intercettano l’ispirazionale.

Cosa accade se voi beccate tutto il mondo Ispirazionale?

Diventate molto visibili.

E attenzione: per le nuove generazioni, visibilità è sinonimo anche di autorevolezza. E questo ha un collegamento diretto sia poi per Google che per l’AI. Lo avrà anche se non lo ha oggi per tutto.

Gli “ambienti di ricerca” che usiamo per l’ispirazionale e per il risolutivo vanno nella stessa direzione degli algoritmi di Google per la Search: premiare il brand, premiare l’autorevolezza.


OTTIMIZZARE CON L’AI È INVECE UN’ALTRA COSA

È incredibile la concentrazione di richieste di ottimizzazione per l’AI che ora iniziamo a chiamare GEO (termine discutibile, fatto come al solito per una manciata di visibilità). Quanto traffico in più si farà? Quante conversioni?

Invece, ad oggi, è molto più fruttuoso integrare l’AI nei processi esistenti.

Questo è quello che mostrerò a La Settimana della Formazione tra due giorni, frutto del lavoro che stiamo facendo in Search On Consulting per portarlo ai clienti.

Insieme a Marco Quadrella, Alessio Pomaro e Andrea Dragotta stiamo facendo un lungo percorso di integrazione dell’AI che sta portando ottimi risultati: a volte un 20% in più, a volte un 50%. A livello molto avanzato, queste informazioni vengono insegnate ai Seminari Verticali de l’Accademia dedicati all’AI.

Mi viene però da affermare una cosa: bisogna fare molta attenzione alle cose che vengono condivise su LinkedIn, diventato il Facebook di chi lavora. Si tende sempre ad esagerare perché, essendo diventati tutti content creator, vince chi piace all’algoritmo in media.

Ci sono un sacco di esagerazioni, gonfiature, storie inventate tutte per attirare la visibilità. E portano fuori strada. Quale dei vostri clienti vorrebbe fare un 1% in più di traffico ottimizzando per l’AI quando ne farebbe almeno il 20-30% in più ottimizzando con l’AI?

Dai.


SALUTI

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